Qui
distesa sul freddo marmo di questa panchina del parco, mentre il
tiepido sole invernale mi scalda il viso, ascolto le note Čajkovskij
e penso... chiudo gli occhi, e volo... volo sulle ali di un drago
blu. Sento il vento freddo sul viso, mentre le case diventano sempre
più piccole e gli uomini dei puntini. Non posso fare a meno di
notare quant'è bello il mondo visto da quassù: vedo chi gusta un
bel panino, ai tavolini di un pub; vedo chi chiacchiera del più e
del meno davanti ad un caffè fumante; vedo una signorina distinta
che porge dei crackers ai piccioni, che le tubano attorno; vedo un
ragazzo in jeans e maglietta, che lancia una pallina al suo cane,
aspettando che questo gliela riporti; vedo un passerotto, appoggiato
ad un ramo di quei platani spogli, che si pulisce le piume. Ho un po'
d'invidia per quel passerotto: per lui che può volare dove vuole e
vedere sempre il mondo dalla prospettiva degli angeli.
“Rispetto
all'effettiva vastità dell'universo, la guerra sembrava una cosa
insignificante,
viste
dall'alto anche le sofferenze e le preoccupazioni che tormentavano la
gente
parevano
contare ben poco”
(da
Inheritance di C. Paolini)
Un
piccione vola vicino a me e toglie le ali: sento di nuovo il freddo
sotto la mia schiena e il calore sul viso. Apro gli occhi: i rami
degli alberi spogli fanno da cornice al cielo azzurro. Una piccola
foglia lotta contro il vento per rimanere attaccata al suo ramo,
anche se ormai le forze la stanno abbandonando e la sua fine è
vicina. Richiudo gli occhi: sono la foglia. La paura di cadere non è
mai stata così forte. Questa danza in coppia col vento mi stanca, mi
strema, ma non mollo. La musica continua, tra adagi e veloci. E poi,
proprio sull'ultima nota, cado.
Apro gli
occhi. Di nuovo il freddo. Di nuovo il calore.
Il
chiacchiericcio di universitari in pausa pranzo, mi ricorda che è
ora di andare a studiare. E vado, ma non senza avervi raccontato di
cosa si prova a solcare il cielo in groppa ad un drago e a danzare
con il vento.
Nessun commento:
Posta un commento